
AGESCI PUGLIA - ZONA
DEGLI ULIVI


Riflessioni
Who We Are
La Zona degli Ulivi, costituita da 17 comunità capi, nel 2011 annovera 1439 censiti, il 2,24% in meno rispetto all’anno precedente, il calo più significativo dal 2003.
I capi sono 256, pari al 17,8% del totale dei censiti, ossia due capi ogni 9 ragazzi. Se pensiamo al rapporto esistente tra adulto e ragazzo in ambiente scolastico, possiamo affermare che vi sono le condizioni per creare una significativa relazione educativa.
I capi maschi sono numericamente superiori alle capo del 12% circa. Fra tutte le unità, questa risulta essere la più alta differenza tra presenze maschili e femminili nella Zona. Solo in branca E/G la differenza tra maschi e femmine è del 10%.
Si deduce che ci sono due momenti critici per la presenza femminile in associazione: uno in branca E/G e l’altro dopo i 21 anni in Co.Ca.
Elevata è la presenza di giovani capi: il 52% ha un’età compresa tra i 22 e i 32 anni. In questa fascia d’età troviamo gli 84 capi studenti, corrispondenti al 32% dei capi, e il 9% dei capi disoccupati.
Risulta evidente che per problemi di lavoro o di studio il 41% dei capi vive una situazione personale di oggettiva precarietà, a cui va ad aggiungersi una difficoltà fisiologica della vita normale per la quale i capi si trovano a dover lasciare il servizio associativo.
L’incertezza dei tempi rende faticosa la costruzione di un progetto personale a cui rimanere fedeli. Inscrivibile in tale scenario è la difficoltà a completare l’iter di formazione da parte dei capi e l’alto turnover in Coca. Due nodi problematici che rischiano di rendere frammentaria e poco incisiva la nostra proposta educativa.
Siamo di fronte ad un nuovo modello sociale che non contiene più quegli aspetti di stabilità/risorsa sui quali l’associazione ha progettato il proprio servizio. Un esempio per tutti: gli studi universitari. L’introduzione della laurea triennale, cui segue la laurea specialistica che spesso si frequenta fuori sede, riduce gli anni di permanenza in Co.Ca, nella maggior parte dei casi a tre.
A ciò si aggiunge la presenza altalenante dei capi alla vita di co.ca, che rende più faticosa l’attuazione del progetto educativo di gruppo e acuisce nei capi il senso di isolamento e di inadeguatezza dinanzi alle sfide educative che il nostro tempo ci pone.
Eppure, nonostante tali difficoltà, i capi, tra desiderio o realtà, riconoscono nell’armonia delle relazioni personali e nello scambio intergenerazionale due risorse principali delle Co.Ca..
Questa grande energia empatica come viene utilizzata? Quali sono le aree dove svolge il suo grande ruolo propulsivo? Le risposte del questionario, somministrato alle co.ca, ci dicono che fondamentalmente l’energia delle Co.Ca. si incanala in attività che riguardano la progettazione, l’organizzazione delle attività e la stesura e revisione del progetto educativo di gruppo. Colpisce, ma nello stesso tempo risulta quasi inevitabile, dato il tempo limitato a disposizione, che tra le attività trascurate ci siano quelle che hanno attinenza con la formazione ricorrente dei capi e la preparazione catechetica.
I capi organizzano attività, si confrontano su questioni metodologiche, ma trascurano il confronto e la formazione su questioni sociali e di fede. Appassionati di scautismo, ma disorientati dalla complessità del nostro tempo che confonde e fa sentire inadeguati.
Si conferma, tra le emergenze educative degli ultimi anni, una famiglia sempre più in affanno nel suo ruolo educativo. E’ il mondo degli adulti ad essere in crisi di autorevolezza.
Ciò rende quanto mai necessario un rapporto di sussidiarietà con le famiglie attraverso la costruzione di percorsi nuovi di dialogo e collaborazione per contrastare l’individualismo, modello culturale imperante nella società odierna, che finisce col distruggere il senso del bene comune e produce irriverenza verso le regole.



What We Believe in
“Ci vuole audacia. La vita che state vivendo vivetela in modo denso. Perché non tornerà più. E non abbiate paura di entusiasmarvi per le cose. Molti di voi hanno paura. Hanno paura che un giorno la Storia, il loro futuro possa ridacchiare sul loro presente. Molti hanno paura di esporsi. Per non correre il rischio di subire il contraccolpo di questa disunione tra i sogni di oggi e la realtà di domani, preferiscono non sognare.
E questo significa dare le dimissioni dalla Vita.
C’è tantissima gente che mangia il pane bagnato col sudore della fronte dei sognatori. Ci sono tanti sognatori. Meno male che ci sono dei pazzi da slegare, da mettere in circolazione perché vadano a parlare di grandi utopie. Io vi voglio augurare che non abbiate a perdere la dimensione della quotidianità e del sogno. Scavate sotto il vostro lettuccio e troverete il tesoro”.
( da don Tonino Bello “ Ci vuole audacia, parole ai giovani”. ed. la meridiana)
